Il Gipeto torna nel Parco Naturale della Valle Antrona ripreso da Dario Broggi

Durante i suoi scatti meravigliosi nel mese di ottobre 2024 riusci a fare il suo primo scatto ad un esemplare di Gipeto al passo dell'Andolla

Dario Broggi scatta il ritorno del Gipeto nel Parco Naturale della  Valle Antrona

Dario Broggi è di Brunello un paesino in provincia di Varese ed è un appassionato di montagna e fotografia. Da circa 20 anni sale in valle Antrona a fotografare gli animali che la circondano. Dalla sua grande esperienza in diverse zone sulle Alpi,  sostiene che la valle Antrona è l’unica ad offrire un così variegato panorama di animali selvatici.

Durante i suoi scatti meravigliosi nel mese di ottobre 2024 riusci a fare il suo primo scatto ad un esemplare di Gipeto al passo dell’Andolla, da quasi cent’anni scomparso ormai dalle alpi 

Dopo due settimane sopra Cheggio un’altro avvistamento ma questa volta erano in due.

Nei mesi successivi lo stupore di Dario ha raggiunto l’apice quando molto in alto in cielo osservò una coppia di Gipeti insieme ad un altra  coppia.

Durante le escursioni di questi mesi ,  Dario ha seguito un altra coppia di uccelli rari e protetti in Italia  che ha portato a termine la cova in Valle Antrona, si tratta del Corvo Imperiale

Chi fosse interessato, Dario attraverso la sua pagina facebook regala emozioni attraverso splendide foto di animali selvatici 

Dario Broggi al Lago dei Cavalli

Approfondimento 

Il gipeto, anche chiamato avvoltoio barbuto, è un avvoltoio massiccio con un’apertura alare che può arrivare fino ai 3 metri.

Il suo nome scientifico Gypaetus barbatus ” con una lunghezza totale di 110-115 centimentri  e un peso di 5-7 kg,

I giovani presentano un piumaggio molto scuro e la transizione verso il piumaggio adulto avviene gradualmente durante i primi 6-7 anni di vita, in cui viene raggiunta anche la maturità sessuale. 

È un uccello molto longevo (25 anni in natura, 40 in cattività) e il suo ciclo riproduttivo è complicato e lungo. La coppia monogama depone due uova che dopo una lunga incubazione si schiudono. Il primo nato sarà dominante sul fratello (il cosiddetto cainismo) che morirà entro poche ore dalla schiusa, la coppia crescerà così solamente un pullo. Il ciclo riproduttivo lungo e la persecuzione da parte dell’uomo in ambiente alpino ha portato questa specie all’estinzione agli inizi del ‘900.

 

Sfatiamo un mito comune: il gipeto NON è l’avvoltoio degli agnelli!

Spesso vittima di credenze sbagliate che lo dipingono come un feroce predatore di agnelli, questo magnifico avvoltoio dal 1930 è stato quasi sterminato sulle Alpi. Tuttavia, la realtà è molto diversa e merita di essere raccontata per correggere le false credenze e celebrare l’importanza di questo animale nell’ecosistema.

 

Un Avvoltoio dal Menu Particolare: Ossa, Ossa e Ancora Ossa!

A differenza di altre specie di avvoltoi o rapaci come l’aquila reale, il gipeto (Gypaetus barbatus) non caccia attivamente prede vive. Invece, la sua alimentazione si basa su un menù davvero insolito: ossa e tessuti ossei. Il gipeto è specializzato nel nutrirsi di ossa, una dieta che pochissimi altri animali al mondo riescono a digerire.

Grazie al suo potente apparato digerente, il gipeto può scomporre e assimilare il collagene e il midollo contenuti nelle ossa. Questo è un adattamento straordinario, che lo rende un esempio unico nel regno animale. Le ossa, che per la maggior parte dei predatori rappresentano solo rifiuti, per il gipeto sono una prelibatezza. Questo gli permette di sfruttare una nicchia ecologica praticamente senza concorrenti.

 

Una Tecnica di Alimentazione Straordinaria

Non solo il gipeto ha un appetito insolito, ma ha anche sviluppato tecniche ingegnose per ottenere il suo cibo preferito. Le ossa più piccole vengono inghiottite intere, ma cosa succede a quelle troppo grandi per essere ingoiate? Ecco che entra in gioco una delle strategie più incredibili della natura: il gipeto prende le ossa più grandi, le solleva ad un’altezza di 50-80 metri e le lascia cadere su rocce o altre superfici dure. L’impatto le frantuma, permettendo al gipeto di nutrirsi dei frammenti.

Immagina la scena: un grande avvoltoio con un’apertura alare di quasi 3 metri che vola in alto, con un osso tra gli artigli, per poi lasciarlo cadere con precisione chirurgica. È una tecnica tanto efficace quanto spettacolare, che testimonia l’intelligenza e l’adattabilità di questa specie.

 

Un Animale Incompreso e Perseguitato

La fama negativa del gipeto, quella di essere un predatore di agnelli, è del tutto infondata. Questo stereotipo ha portato, purtroppo, quasi all’estinzione del gipeto sulle Alpi, dove era considerato un nemico degli allevatori. In realtà, il gipeto non rappresenta una minaccia per gli animali vivi, poiché si nutre solo di carcasse e ossa. È quindi un animale estremamente utile per l’ecosistema, contribuendo a ripulire l’ambiente dai resti degli animali morti, un po’ come fanno gli avvoltoi africani nelle savane.

 

Il Ritorno del Gipeto sulle Alpi

Anche l’ente Parco Veglia Devero Antrona sta monitorando il Gipeto in Ossola con il progetto della comunità Europea.

Fortunatamente, grazie a programmi di conservazione e reintroduzione avviati dagli anni ’80, il gipeto sta lentamente tornando a popolare le Alpi. Oggi, vedere un gipeto volare sopra le montagne è un segno che gli sforzi per la conservazione della natura possono dare frutti. Nonostante il passato turbolento, il futuro del gipeto appare più luminoso, ma resta fondamentale continuare a sensibilizzare il pubblico sull’importanza di questo straordinario avvoltoio.

 

In conclusione, il gipeto non è l’avvoltoio degli agnelli, ma piuttosto l’avvoltoio delle ossa, un vero e proprio “spazzino” naturale che svolge un ruolo insostituibile nell’ecosistema alpino. La prossima volta che pensi a questo magnifico uccello, ricordati di quanto sia speciale e di quanto sia importante continuare a proteggerlo.

 

Video eseguito da Dario Broggi al Gippeto mentre si rinfresca

 

 

Le foto scattate da Dario Broggi al Gipeto in Valle Antrona

 

 

Foto scattata da Dario Broggi al Corvo Imperiale

Il Corvo Imperiale con un altezza di 50/70 cm, un apertura alare di 100/130 cm può vivere dai 10/15 anni di colore nero/blu con un becco di 6/8 cm tutto nero come le zampe. Facile da osservare a Cheggio nei pratoni della Piana dei Ronchelli da non confondere con gracchi alpini o cornacchie e corvi.

 

 

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