Papaver rhoeas in dialetto e’ conosciuta come Papàver.

Il papavero rosso o rosolaccio ha gambo eretto, alto da 60 a 80 centimetri, con foglie mediane non avvolgenti, aventi lobi oblunghi o aguzzi. Il suo fiore ha petali rossi, con una macchia nera alla base: sboccia da maggio a giugno e a volte anche in autunno, per una seconda fioritura. La pianta presenta setole rade, anche verso la sommita’ dello stelo e sul contorno dentellato dele foglie, mentre il filamento dei suoi stami e’ subulato. E’ pianta comune e puo’ crescere nei campi coltivati, tra il grano, lungo le siepi fino ai 1700 metri di quota . I suoi fiori e i suoi semi conservano le loro proprieta’ anche dopo essere stati dissecati. Il papavero a volte trova impiego in piedratia e per le sue proprieta’ leggermente sedative e viene usato in tisane, con altre erbe, come calmante dela tosse e della pertosse, cosi’ come espettorante e bechino, nelle bronchiti. I suoi germogli teneri si utilizzano in cucina per la preparazione di minestre a base di ortaggi. Lessati possono essere conditi e consumati come gli spinaci. Dopo bollitura, conditi con olio di oliva e qualche goccia di limone, poco sale, si possono consumare come insalata.

Papavero (Papaver somniferum) – Famiglia Papaveracee
Il papavero da oppio è una pianta erbacea annuale ad elevato contenuto in alcaloidi tossici. Originaria della Turchia, questa pianta si è diffusa da un capo all’altro dell’Europa e dell’Asia e viene coltivata non tanto per estrarre dai semi l’olio, ricco in lecitina e molto utile nelle diete ipocolesterolemizzanti, quanto per ottenerne l’oppio. La pianta è caratterizzata da un fusto eretto, alla cui sommità compare un unico grande fiore di colore variabile dal bianco al violetto, ma più comunemente di un bel rosso vivo. Le foglie sono alterne, grandi e con il margine dentato. La fioritura si verifica tra giugno ed agosto; i frutti sono delle capsule contenenti numerosi piccolissimi semi di colore grigio-nero. Nell’oppio, che si ottiene dalle capsule immature, sono contenuti diversi alcaloidi come morfina, codeina e papaverina, con proprietà sedative rispettivamente nei confronti del dolore, della tosse e degli spasmi muscolari. Si sconsiglia vivamente l’impiego di preparazione empiriche, fatte da mani inesperte, ottenute con parti della pianta del papavero da oppio, in quanto si possono verificare avvelenamenti gravissimi. Il quadro tossicologico è caratterizzato da una sonnolenza, che può progredire fino alla depressione delle funzioni respiratoria e cardiaca. È caratteristico un estremo restringimento del diametro pupillare (miosi).

Il più comune papavero dei prati (Papaver rhoeas, comunemente chiamato rosolaccio) contiene in minima quantità gli stessi alcaloidi del Papaver somniferum, ma per le piccole dimensioni delle capsule, ha una rilevanza tossicologica molto minore.

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