Nella coscienza popolare antronese sono rimaste numerose tracce di antiche credenze sulle streghe, sui miti e leggende e sulle apparizioni d’oltre tomba.

E’ fama che ad Aulamia di Montescheno streghe e stregoni congregati ballassero le loro sozze tregende intorno ad un gran noce. Una quarantina d’anni fa venne tagliato e come per incanto le streghe sparirono da detta località.

Altro ritrovo classico delle streghe di Montescheno e Viganella era la sommità della Testa dei Rossi, ove le mosche trasformate in gatti e volpi si raccoglievano a danzare il sabato sera.

Nella località “al Cambi”, tra Progno e Barboniga, si crede di vedere un gatto dagli occhi fiammanti, specialmente infesto alle partorienti e ai neonati. E’ anche credenza a Montescheno che non di rado, di notte, i viandanti siano inseguiti da caproni, bùk.

Si hanno pure streghe camuffate in cani e gatti con voce umana alla Rovina di Montescheno; e in merito si racconta di un cotale spavento da queste streghe che perdè barba e capelli. Si vedono anche in questa località graziose giovanette, che, se osservate nelle loro tregende dai non iniziati, si trasformano in lumicini policromi.

La frazione Colletta di Villadossola andò sempre famosa per le sue streghe. Se ne ricorda una che soleva essere infesta ai neonati. Messa alle strette da una coraggiosa madre che si credeva stregato il proprio bambino, la maliarda tolse dal fondo della cuna un fascio di foglie di noce stregate da essa segretamente collocate, e il bambino guarì istantaneamente.

Luogo di convegno delle streghe e maliarde a Villadossola era un pianoro in vicinanza dell’Alpe Maianco, ove si tenevabarilotto alla presenza del diavolo.

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