Nei battesi sono i padrini, guazz – guazza, che scelgono il nome dei figliocci, fiòsc – fiòscia. Qualora il figlioccio venisse a morire in tenera età il padrino ne porta sulle braccia il feretro e la madrina il tradizionale cuscino guarnito di chincaglie e di fiori.

Il battezzando viene presentato al S.Fonte per ricevere l’acqua dal padrino. I genitori nel consegnare i loro figli ai padrini del battesimo raccomandano: lassèl mi dajènt in tul battisteri – Lasèl pè mia tukandà, cioè battere la testa negli spigoli del battistero, perché è credenza che se ciò avvenisse il bambino diventerebbe scemo. Mentre si porta dalle frazioni alla parrocchia il battezzando, è poi segno di cattivo augurio porlo sul gerlo, càaula, o reggerlo sulle braccia con la testa volta a sinistra.

Ad Antronapiana, compiuto il rito battesimale, il padrino prende nelle braccia il battezzato, e seguito dalla madrina, dai parenti e amici, di corsa lo porta alla casa dei genitori.

Una tradizione, riportata anche dalla scrittrice Estella Canziani, ricorda che, in tempi che furono, il padrino, dopo il battesimo, accolto tra le braccia il figlioccio, compisse vari giri con la massima velocità in torno al sacrato della chiesa parrocchiale invocando ad alta voce: Santa Maria, buna gamba !

Intendendo con ciò, secondo l’antichissimo uso pagano, di augurare al battezzato robustezza di muscoli e saldezza di nervi !

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