Caratteristiche fisiche
I ricci sono animali che vivono prevalentemente nei boschi. Possono pesare dai 800g fino ai 1200g. Tutto il riccio, tranne il muso e le zampe, è ricoperto da aculei lunghi 20mm. In tutto gli aculei sono circa 5000. Possono udire frequenze da 250 a 60.000 Hz, quindi ben dentro gli ultrasuoni, cosa che li aiuta nella caccia agli insetti. Sono specie protetta, a differenza del suo cugino, il Riccio Africano, più piccolo e più chiaro, ma anche di vita più breve. Hanno un olfatto molto sviluppato ed anche il tatto è molto sensibile; meno importante la vista, comunque vedono fino a 30 m di giorno e fino a 12 m di notte.
Alimentazione
Il riccio, benché si nutra di insetti, lo si può anche considerare onnivoro. In natura si nutre di insetti e di alcuni invertebrati, ma anche di ghiande, bacche, uccelli, rettili e anche giovani topi. Il latte di mucca è letale per i ricci giovani, e in quantità elevate pericoloso anche per gli individui adulti, che ne sono però golosi. Durante lo svezzamento può essere usato del latte artificiale addizionato con del decotto, ma è necessario documentarsi bene per non provocare la morte dell’animale. I ricci sono animali individualisti per quanto riguarda l’alimentazione, per cui, se ospitato in casa, potrebbe non essere facile incontrare i suoi gusti. Frutta e cibo per gatti possono incontrare il loro gusto. In casi di necessità i ricci riescono a nutrirsi con foglie.
La riproduzione
Il periodo da aprile ad agosto è quello della riproduttività (cioè la stagione degli amori). Per chiamarsi tra loro, i ricci emettono dei fischi. La gestazione può durare dai 30 fino ai 50 giorni e il numero di piccoli che nascono può variare da 1 a 9. Il parto avviene nel periodo fra maggio e ottobre, ma se la femmina si riproduce in anticipo potrà partorire due volte.
Il letargo
Il riccio nostrano affronta i mesi più freddi dell’anno andando in letargo; per poter sopravvivere, però, deve pesare almeno 800 g, altrimenti potrebbe morire per inedia; per il freddo estremo, l’animale può anche uscire dal letargo ed andare in cerca di cibo.
Durante il letargo, il riccio dimentica le eventuali esperienze fatte con l’uomo, rendendo così più facile il suo reinserimento in natura all’arrivo della primavera.